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“Storie irriverenti”: in che senso è da intendersi l’aggettivo usato da Guus Kuijer, scrittore olandese pluripremiato? Nel senso che le sue storie si confrontano con le asperità della vita. Si ha il diritto di scrivere storie irriverenti, anzi: a volte si ha perfino il dovere di farlo. Ad esempio – ha precisato l’autore intervenuto al festival di letteratura per ragazzi Storie Controvento, che da cinque anni si tiene in aprile a Bellinzona – «la parola irriverente è necessaria quando ci si riferisce a religioni che incitano o tollerano la violenza».
Ben 42 classi ticinesi di 3a e 4a media hanno partecipato giovedì 19 e venerdì 20 aprile al Festival, dove hanno incontrato l’autore di un libro per ragazzi, proposto alle scuole da Storie Controvento e letto nell’ora di italiano. Guus Kuijer è stato uno dei sei autori – con Anne-Laure Bondoux, Dana Lukasinska, Davide Morosinotto, Tuono Pettinato e Alice Milani – intervenuti quest’anno. Con “Il libro di tutte le cose” (Salani, 2009), uno dei suoi romanzi per la gioventù, ha vinto il Premio Andersen e i più importanti premi olandesi di letteratura per l’infanzia.
Kuijer non ha incontrato solo gli alunni, ma ha parlato della sua attività di scrittore anche nel corso di un incontro aperto al pubblico.
“Il libro di tutte le cose” è irriverente nel senso detto sopra. Già, perché Thomas, il protagonista di otto anni, da grande “vuole essere felice”, ma intanto in casa vive una situazione difficile: il padre, rigidamente religioso, è violento; la madre, remissiva. Come uscire da questa situazione dolorosa? La vicina di casa fa conoscere a Thomas il potere rigenerante della lettura e della musica. Al riscatto dalla sua sofferenza contribuiscono pure la zia e la sorella, che hanno la forza di opporsi al padre. La storia si svolge nell’Olanda calvinista degli anni Cinquanta. «Da allora il clima è evoluto» ha riferito l’autore «e sono state proprio le donne (come nel libro) e gli hippies a iniziare un decennio dopo quest’importante cambiamento sociale».
Si può però anche essere religiosi e moderati, come i nonni del romanzo “Per sempre insieme, amen”. Polleke, la bambina protagonista, chiede come si prega e il nonno le risponde «Basta dire a Dio qualcosa di importante e finire con “amen”»; Polleke recita allora la tabellina del 7, aggiunge amen, e i nonni la lodano: “la tua è stata una bella preghiera”.
«La fantasia può contribuire a liberarti e a cambiare la realtà» ha risposto Kuijer interrogato sul ruolo dell’immaginazione. Ironia e leggerezza, presenti nei suoi testi, aiutano ad affrontare situazioni serie e pesanti. Come lo sono quelle di ogni infanzia, di ogni adolescenza infelice: anche in “Mio padre è un PPP” Kuijer affronta lo stesso tema. Un tema centrale della vita, a partire dal piccolo Thomas, che da grande non vuole fare il cantante, il pilota o l’avvocato di grido, ma semplicemente essere felice. «Questo era il mio progetto di vita quando avevo cinque anni» ha ricordato l’autore «e posso dire di esserci riuscito».
Il tema della religione è molto presente nei testi di Kuijer, che si professa non credente. Sua è pure la serie (per adulti) “La Bibbia per non credenti”, sei libri di cui in italiano (intanto) ne sono stati tradotti due: Genesi ed Esodo.
Le opere dell’apprezzato scrittore sono state tradotte in 10 lingue.
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